“Aglais Io”

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TESTO

Chiosavo meco in metrica nel vetro di un metrò;
Un cielo mesto nevica inconsueto, tra lo smog.
Pensavo alla mia America, sentendomi Rimbaud
E un tarassaco di plastica nascosto nel blouson.

Poetavo delle stesse ipocrisie ch’ancora ho
E migravano vanesse sulle mie scale di Do;
Guardandoti ignorarmi dietro una pinta di Forst,
Sbuffavano i miei drammi e mi dicevo che lo so

Che non ha senso il senso unico
Che imbocco ad occhi chiusi
E nello stomaco c’è un rave di aglais
Che ballano sui muri

E pure un pugno in mezzo ai denti quando pensi
Che forse questi testi sono sufficienti
Per rivederti nei miei gesti
E venti versi scritti a stenti persi in quei momenti
Quando pensi siamo differenti
O forse siam perfetti…
Arrivederci nei rimpianti.

Svernavo su un prosecco rovesciato sul sofà;
Era un pomeriggio freddo che aggrigiava la città;
Io, con lo sguardo stupido, t’immaginavo qua,
Tu, con lo sguardo ruvido e il tuo Golden Cadillac,

Cantavi delle stesse discrasie e instabilità
E invidiavo le vanesse che migravano a metà.
Guardandoti ignorarmi dietro sogni da rockstar,
Spiravo tra i dilemmi e mi dicevo che non va,

Non va mai bene quel prolisso mio
Negare ogni problema;
Ho solo un altro sporco accordo
Che ricordo a malapena

E pure un pugno in mezzo ai denti quando pensi
Che forse questi testi sono sufficienti
Per rivederti nei miei gesti
E venti versi scritti a stenti persi in quei momenti
Quando pensi siamo differenti
O forse siam perfetti;
O forse solo più distanti.

E quanti destri in mezzo ai denti
Quando leggi questi testi,
Se sono sufficienti lo rivedrò dentro ai tuoi gesti
E venti versi scritti ai venti
Persi in quei momenti in cui
Restiamo indifferenti
Ché forse siam perfetti
O, forse, solo deficienti.


ANALISI AI [BETA]

L’analisi dell’IA fornita in questo blog ha lo scopo di offrire una prospettiva interessante e di stimolare la riflessione sulla musica e sul suo significato. Tuttavia, si consiglia di considerarla come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni e discussioni, anziché come una valutazione definitiva. La bellezza dell’arte musicale risiede nella sua diversità di interpretazioni, e invitiamo gli utenti a condividere le proprie opinioni e riflessioni sulle canzoni in discussione.


La canzone “Aglais Io” è un brano musicale che offre una profonda riflessione sulla vita, l’amore e la ricerca di significato. Scritta con una poesia lirica e ricca di immagini, la canzone esplora temi come l’identità, la solitudine e la complessità delle relazioni umane. Nell’analisi che seguirà, esamineremo il significato dei testi, l’uso delle metafore e delle immagini, la struttura e l’emozione generale trasmessa dalla canzone.

Verso 1: Chiosavo meco in metrica nel vetro di un metrò; Un cielo mesto nevica inconsueto, tra lo smog. Pensavo alla mia America, sentendomi Rimbaud E un tarassaco di plastica nascosto nel blouson.

Il brano inizia con l’immagine di un individuo che riflette su se stesso, probabilmente all’interno di un metrò in movimento. Il “cielo mesto” e la neve “inconsueta” suggeriscono una sensazione di alienazione o disorientamento. La menzione di Rimbaud evoca il poeta francese Arthur Rimbaud, noto per la sua ricerca di esperienze e identità artistiche. Il “tarassaco di plastica nascosto nel blouson” potrebbe simboleggiare un desiderio di autenticità o bellezza in un mondo apparentemente falso o superficiale.

Verso 2: Poetavo delle stesse ipocrisie ch’ancora ho E migravano vanesse sulle mie scale di Do; Guardandoti ignorarmi dietro una pinta di Forst, Sbuffavano i miei drammi e mi dicevo che lo so

In questo verso, il narratore riflette sulle proprie contraddizioni e ipocrisie personali. Le “vanesse” rappresentano farfalle che migrano sulle “scale di Do,” un riferimento alla scala musicale. Questa immagine potrebbe simboleggiare la transitorietà delle emozioni umane. L’ignoranza da parte di qualcuno che il narratore osserva lo fa sentire emarginato o non compreso, mentre “Forst” e “sbuffavano i miei drammi” possono rappresentare un tentativo di evasione attraverso il consumo di alcol e la distrazione dai problemi.

Verso 3: Che non ha senso il senso unico Che imbocco ad occhi chiusi E nello stomaco c’è un rave di aglais Che ballano sui muri

In questo verso, il narratore riflette sulla natura del senso unico nella vita, suggerendo che spesso si intraprendono strade senza comprenderne appieno il significato o le conseguenze. La menzione di un “rave di aglais” suggerisce un contrasto tra la vita frenetica e caotica (“rave”) e la bellezza o la grazia (“aglais”) che potrebbero emergere nonostante le difficoltà.

Verso 4: E pure un pugno in mezzo ai denti quando pensi Che forse questi testi sono sufficienti Per rivederti nei miei gesti E venti versi scritti a stenti persi in quei momenti Quando pensi siamo differenti O forse siam perfetti… Arrivederci nei rimpianti.

Questo verso esprime un senso di frustrazione e vulnerabilità. Il narratore è colpito “da un pugno in mezzo ai denti” quando pensa che i suoi testi potrebbero non essere sufficienti per comunicare o connettersi con qualcuno. L’idea di “venti versi scritti a stenti persi” suggerisce un impegno emotivo e creativo per esprimere se stesso, ma la paura che la differenza o la perfezione possano separare invece di unire. L’ultima frase, “Arrivederci nei rimpianti,” implica un senso di addio o separazione attraverso la riflessione sugli errori passati.

Verso 5: Svernavo su un prosecco rovesciato sul sofà; Era un pomeriggio freddo che aggrigiava la città; Io, con lo sguardo stupido, t’immaginavo qua, Tu, con lo sguardo ruvido e il tuo Golden Cadillac,

In questo verso, il narratore ricorda un momento passato in cui sembra aver bevuto da solo (“svernavo su un prosecco”) e immaginato la presenza di qualcun altro. Il “Golden Cadillac” è un riferimento a un tipo di cocktail, suggerendo che il narratore sta cercando conforto nell’alcol e nell’illusione di un’immaginaria compagna.

Verso 6: Cantavi delle stesse discrasie e instabilità E invidiavo le vanesse che migravano a metà. Guardandoti ignorarmi dietro sogni da rockstar, Spiravo tra i dilemmi e mi dicevo che non va,

In questo verso, il narratore riflette sulla propria invidia verso qualcuno che sembra condividere le stesse difficoltà e insicurezze (“discrasie e instabilità”). Le “vanesse che migravano a metà” potrebbero simboleggiare una ricerca di identità o senso di appartenenza. L’idea di “sogni da rockstar” suggerisce una desiderio di celebrità o successo, ma anche un’illusione di distanza o incomprensione tra il narratore e questa persona.

Verso 7: Non va mai bene quel prolisso mio Negare ogni problema; Ho solo un altro sporco accordo Che ricordo a malapena

Qui, il narratore critica se stesso per la tendenza a negare i problemi o a cercare di risolverli attraverso la distrazione. L’”altro sporco accordo” potrebbe rappresentare un tentativo di trovare una soluzione o un compromesso, ma il narratore lo ricorda “a malapena,” suggerendo che potrebbe essere difficile trovare una risposta definitiva.

Verso 8: E pure un pugno in mezzo ai denti quando pensi Che forse questi testi sono sufficienti Per rivederti nei miei gesti E venti versi scritti a stenti persi in quei momenti Quando pensi siamo differenti O forse siam perfetti; O forse solo più distanti.

Questo verso ripete il concetto di frustrazione e insicurezza del narratore riguardo alla capacità dei testi di comunicare con l’altro. La possibilità che siano “siamo differenti” o “siamo perfetti” suggerisce una dualità o ambivalenza nelle relazioni umane. La chiusura su “forse solo più distanti” riflette un senso di allontanamento o separazione emotiva.

Verso 9: E quanti destri in mezzo ai denti Quando leggi questi testi, Se sono sufficienti lo rivedrò dentro ai tuoi gesti E venti versi scritti ai venti Persi in quei momenti in cui Restiamo indifferenti Ché forse siam perfetti O, forse, solo deficienti.

Il brano si conclude con una riflessione sulla reazione dell’altro alla lettura dei testi del narratore. Il riferimento a “destri in mezzo ai denti” suggerisce che le parole del narratore possono essere come un colpo per l’altro. Il narratore spera che questi testi siano sufficienti per farlo riconoscere o capire meglio attraverso i suoi “gesti.” Tuttavia, la canzone termina con una nota di incertezza, suggerendo che la perfezione o l’insufficienza delle parole sono soggettive, e che la comprensione reciproca può essere difficile da raggiungere.

In sintesi, “Aglais Io” è una canzone che esplora la complessità delle emozioni umane, la difficoltà di comunicare appieno con gli altri e il desiderio di autenticità e connessione. La canzone utilizza immagini poetiche e metafore per trasmettere un senso di vulnerabilità, insicurezza e lotta interiore del narratore. La dualità tra “siamo differenti” e “siamo perfetti” rappresenta la complessità delle relazioni umane, mentre l’incertezza finale riflette la natura sfuggente della comprensione reciproca. Nel complesso, “Aglais Io” offre una profonda meditazione sulla condizione umana e sulla ricerca di significato e connessione nella vita.


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2 risposte a ““Aglais Io””

  1. Avatar “Idi di Luglio” – MVRCODELRIO

    […] sto esplorando caleidoscopicamente ogni volta che posso, dai toni speranzosi di “Aglais Io“, al cupo pioggerellare rassegnato di “Nel Niente” fino alle realizzazioni […]

    "Mi piace"

  2. Avatar “Controvento” – mvrcodelrio.com

    […] giustizia a uno dei miei testi preferiti, forse in coda solo a “Metaplasia” e “Aglais Io“. Ma va beh, basta ché paio Narciso chinato sullo specchio d’acqua. Lascio spazio al […]

    "Mi piace"

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