Sì che si fa presto ad assimilar il senso dietro le sagge conclusioni semplificate d’uno scritto che, pe’ quanto sopporti la desuetudine, trova spesso l’impedenza del contesto evolutivo prevedibile e previsto, or addirittura esponenzialmente complicato. Tuttavia, ben venga la costante e coercitiva ascrizione all’attuale o, perlomeno, il tentativo d’essa. Mi ritrovo a biasimar quissà ‘l deterioramento d’le mie’ facoltà mnemoniche. Eppur vale ‘l gioco, questultimo ‘n ordine temporale de’ tentativi ch’ho fatto per ristabilire un solido processo di richiamo cognitivo che, per quanto ancora prematuro, custodisce gelosamente un ottimismo quasi ottuso. Ora, vedute le mancanze e gli ostacoli portomi dalla costanza ossimoricamente altalenante, necessitano, tali attuazioni, un’attitudine che, per svariate ragioni, tende al basso, vuo’ per natura e istinto che, per diletto, chiamerò gravità, con tutte le varie accezioni allegoriche quasi ovvie. Da cotanta imprevedibilità posso e si può attuare lo che a volte mi ritrovo a chiamar rigetto, o ristabilizzazione; tale attrezzo logico avrebbe più effetto tenendo fede anche alla radice greca di tale aggettivo. Tuttavia, di quiete crebbi e di rumor m’addormento ancora, detestando, di tanto in tanto, persino l’ingiurie al fato che par talora necessario esternare. Si segni, allora, in questo rivangar stoico, una memoria pe’l termine qual offro troppo sovente spada e scudo e mai il capo: disciplina.

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