Nel caso non si fosse capito, caro lettore, ho voluto parlare di Daria perché fu l’amante di Marzo per un breve periodo, proprio quando Marzo ebbe l’ispirazione per scrivere il suo primo libro, intitolato “La Mente, la Menta e la Manta”, sottotitolo: “L’Amante? La Monto”.
Il libro parlava delle relazioni intrinseche e filologiche tra le estremità corporali umane e le cavità nasali afflitte da eccessi di mucosa.
Daria era convinta che parlasse di dita nel naso.
Marzo e Daria si incontrarono un bel giorno d’autunno, quando le foglie cadono dagli alberi, gli studenti cadono dalle nuvole e i fagiuoli cascano. Erano le quattro del pomeriggio ma sembravano le tre e quarantacinque; il vento accarezzava i capelli di Daria che camminava in cerchio saltellando, per confondere il sensore GPS del suo cellulare.
Marzo, invece, quella mattina si era pettinato con cura, ma inutilmente, dato il forte soffio di sammontana, un vento gelato.
I due si incontrarono sotto un salice commosso, per caso, facendolo apposta ma senza volerlo.
Marzo guardava estasiato le forme di Daria. Poi, Daria mise via il suo libro di geometria e Marzo allora si concentrò sulle sue curve.
Daria, allora, riprese il libro di geometria per prendere un triangolo ché fermarsi in curva era pericoloso.
Tuttavia, oltre questo, non accadde molto, a parte un tamponamento a Catena, frazione di Sant’Antonio sul Fuoco.
I loro sguardi si incrociarono, lussandosi le retine.
tratto da “Gli Alieni non Credono a Noi” edizione imbruttita – Lupiscattoli, Delrio, (2023)



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